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Veruda Anna

BIO

Nata in una villa nobiliare della campagna padovana e formata in un universo di letteratura e di poesia più aperto al versante francese e russo chea quello italiano. Individuato in Venezia il suo ambiente naturale e partecipe di un milieu intellettuale di veneziani e “foresti”,Veruda scrisse poesie e prose, arrivando all'arte quasi per caso,quando Giuseppe Marchiori scoperse certi suoi schizzi e la convinse atrattarli seriamente. Lei lo fece in assoluta autonomia, dimenticandoogni altra cosa, e nel 1965 cominciò a esporre: a Roma, dove si era trasferita, quindi a Venezia e in varie sedi, da Francoforte a Catania, con mostre personali e partecipando pure a concorsi in Italia e in Francia. Le opere esposte documentano il suo modo straordinario di percorrere e non di rado precorrere i modi di una pittura nel cui sottofondo l'atmosfera veneziana è una costante.Drammatica nelle forme nero-china dei fogli del 1958, poetica nella serie successiva dei “fiori malati” e tradotta nei termini di una vivace solarità nei monotipi con interventi a gouache degli anni'70, diventa infine ricca di metafore nelle “sovrapposizioni”dell'ultimo periodo. Lì i fondali bianchi appaiono animati dasottili tratti a china e si completano con un collage per foglio dipiccoli dipinti vagamente figurativi su cartoncino, realizzatiqualche anno prima. Ai lavori su carta, prodotti ininterrottamente intrent'anni di attività, e specialmente alle “carte strappate”, èlegata l'idea delle tavole sagomate, smagrite poi fino ad arrivare almonocromo bianco, rosso o nero, e dei “polittici” con le tavolecollegate da barre di rame a vista. Da essi derivano le sculture diferro ispirate alle maschere e ai gesti del teatro veneziano,caratterizzate da un'intransigente frontalità; esemplari di essepresenti nell'esposizione dimostrano lo stretto rapporto con le operegrafiche da cui hanno tratto lo spunto.

Anna Veruda, Antologica

Anna Veruda, antologica
2015