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Carena Felice

BIO

Felice Carena (Cumiana 1879 - Venezia 1966) fu iniziato alla pittura nell’Accademia Albertina da Giacomo Grosso, ma del maestro risentì ben poco, ispirandosi in un primo tempo a Leonardo Bistolfi, allora molto in voga a Torino e specialmente agli artisti della seconda successione (Franz von Stuck) con una predilezione per l’intimismo morbido del francese Carrière.
Interrotta la sua attività di pittore dalla guerra, nel 1919 si ripresentò alla Promotrice di Torino con il dipinto “I contadini del sole”. Dopo vent’anni dalla sua prima partecipazione, aveva improntato la sua pittura ad una sorta di spazioso e solido realismo secentesco.
Con il “Porcaro e la quiete” (Biennale 1922) la sua figura venne in primo piano nel rinnovamento classicistico della pittura italiana degli anni Venti.
La sua pittura, sempre ariosa e classicheggiante, puntava soprattutto sui soggetti arcadici e mitologici, con un senso di grandiositĂ  e luminositĂ , mentre si sviluppava a latere la tematica piĂą travagliata dei temi sacri e delle PietĂ , in cui il colore diventava piĂą smorzato, affocato e mosso, con una propensione a scarnificare la forma.
La guerra segnò una cesura nell’attività celebrata del maestro. Cominciò una sorta di “esilio” a Venezia dove visse appartato. I suoi ultimi anni sono contrassegnati da nature morte e composizioni sacre.
Nel 2010 la mostra “Felice Carena e gli anni di Venezia” all’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Palazzo Franchetti a Venezia.

PietĂ 
1952
100 x 60

Olio su tela

Pesca miracolosa
1926
65 x 94,3

Olio su tavola